Cosa è un murder party?

Un murder party è un gioco di interpretazione nei quali il compito preminente del giocatore è appunto quello di calarsi nei panni di un personaggio di un “giallo” e di recitarne la parte. Originari dei paesi anglosassoni, i murder party si sono poi diffusi in tutto il mondo. La formula è sempre la stessa: in base ai personaggi del giallo, l’organizzatore convoca al “party con delitto” degli amici e, al loro arrivo, assegna i copioni dove è descritto il profilo del personaggio interpretato con gli obiettivi da raggiungere (oltre quello principale, che è per tutti quello di risolvere il “caso”). Il gioco si svolge attraverso l’interazione diretta tra i giocatori (interrogatori, intrighi, scambi di favori, ecc.) che cercheranno di risolvere il “caso” anche sulla base degli indizi che verranno loro forniti.

Il murder party è un gioco di ruolo?

Se per “gioco di ruolo” si intende qualsiasi gioco che richiede l’interpretazione di un ruolo, sì. Se per gioco di ruolo si intende il tipo di gioco che ha per suo capostipite Dungeons & Dragons, no.

I murder party si differiscono dai giochi di ruolo “classici” per vari motivi. Innanzitutto in questi ultimi la simulazione è solo “verbale”, i giocatori si sistemano attorno ad un tavolo e devono sostanzialmente dichiarare le loro azioni, come pure dichiarati sono i vestiti indossati dal personaggio, l’equipaggiamento, ecc. ecc. I giocatori appartengono tutti (almeno nella maggior parte dei giochi di ruolo) ad uno stesso “party” o “schieramento”. Nei murder party, invece, i giocatori sono invitati a mascherarsi, a indossare davvero i panni del personaggio che interpretano. Nei giochi di ruolo classici tutto gravita attorno alla figura del “master” che interrpreta i ruoli dei “PNG” (personaggi non giocatori) incontrati nell’avventura. Nei murder party, invece, i riferimenti sono diffusi. La figura del Narratore come “arbitro” non esiste. Esiste piuttosto la figura dell’organizzatore che –  da buon padrone di casa – assegna i ruoli e stabilisce i tempi. Ma tutti i personaggi sono interpretati da giocatori e “vivono” la storia dal loro punto di vista e cercano di raggiungere i propri obiettivi, spesso divergenti da quelli di tutti gli altri. Per giocare ad un murder party non occorrono dadi e il proprio personaggio non ha caratteristiche definite arbitrariamente ma assume quelle della persona reale che lo interpreta. Al massimo, gli investigatori possono sentire la necessità di annotare in un blocco notes le proprie deduzioni.

Altre differenze che non sono proprio di poco conto sono nella corposità delle regole e nel tipo di giocatori cui sono diretti. I giochi di ruolo classici spesso mettono l’accento su regolamenti complessi e dettagliati, rendendoli poco adatti ad un “consumo” immediato. Il narratore deve prima “studiare” il regolamento e l’ambientazione e poi potrà organizzare un incontro. Da questo punto di vista i giocatori di ruolo classico devono essere più motivati in considerazione anche del fatto che, probabilmente, dovranno impegnarsi per più di una serata. I murder party, invece, avendo un corpo di regole piuttosto semplice e di pochissime pagine, si indirizzano anche a un gruppo di persone che casualmente si ritrovano una sera a casa di qualcuno. I murder party non necessitano di preparazioni particolari, al massimo l’organizzatore può consegnare gli inviti per la serata di gioco qualche giorno prima, unicamente per permettere ai giocatori di vestirsi in modo adeguato. Il copione del personaggio da interpretare può essere letto in una decina di minuti la sera stessa del murder party.

Si è parlato di giochi di ruolo “classici” per differenziarli dai cosidetti giochi “indie” che stanno riscuotendo un interesse crescente. Senza caratterizzati – tra l’altro – da ambientazioni molto circoscritte (a volte estremamente dettagliate) e da un meccanismo partecipativo della costruzione della storia che viene affidata all’inventiva di tutti  i giocatori piuttosto che a quella del solo Narratore.

Bisogna essere bravi attori  per giocare  un murder party?

Assolutamente no. Ma alcune caratteristiche possono essere utili quando si  gioca ad un murder party: un minimo di interesse per il mistero e per l’investigazione, la capacità di immedesimarsi in un ruolo, sapersi relazionare per il raggiungimento dei propri obiettivi,  e la voglia di divertirsi.

Come si svolge un murder party?

Lo schema è quasi sempre questo:

  • l’organizzatore (chi propone il gioco) invita i suoi amici al murder party. Sull’invito è già descritta la situazione di partenza, ovviamente un vero e proprio giallo, e sono introdotti tutti i personaggi della vicenda. Poiché si tratta di impersonare un ruolo e di “calarsi” anima e corpo in un “alter ego”, sull’invito è anche suggerito il vestiario con cui presentarsi alla serata.
  • la serata comprende spesso (ma non obbligatoriamente!) anche una cena “a tema” sull’argomento del giallo;
  • in base al contenuto di alcuni copioni che vengono distribuiti a tutti i partecipanti, si svolge una vera “disputa” tra giocatori che devono, attraverso reciproci interrogatori, trattative e la lettura degli indizi, giungere alla soluzione del “caso”. Ovviamente il colpevole è invitato a “barare” e a sostenere fino all’ultimo la propria innocenza. Se nessuno lo accuserà sarà lui il vincitore della serata.
In cosa si differisce la collana Serata in Giallo dai classici murder party inglesi?

A differenza dei tradizionali murder party inglesi, le serate in giallo  italiane non costringono tutti gli ospiti al doppio ruolo interpretativo-investigativo. Nelle serate in giallo, infatti, si può (soprattutto se si è in tanti o non si conosce il numero preciso dei giocatori) giocare con una o più “squadre investigative. In questo caso il ruolo dei giocatori è nettamente diviso tra “interpreti” (quelli che interpretano appunto il ruolo dei personaggi della vicenda) e “investigatori” (quelli che hanno solo il compito di risolvere il “caso”). Il problema tipico della formula anglosassone – e così poco “digeribile” in Italia – quello che prevede un numero rigido di partecipanti, viene così risolto. E’ sempre possibile, infatti, aggiungere una “squadra investigativa” formata da un numero variabile di partecipanti.

Vuoi approfondire la conoscenza dei murder party?

Niente di meglio del volume “Murder party, a cena con il morto” di Antonello Lotronto e Lorenzo Trenti, Ultra Editore. Il saggio comprende una parte teorica che spiega, con mumerosi esempi frutto dell’esperienza vissuta dagli autori, come scrivere un buon murder party e  una parte pratica con scenari introduttivi già pronti che guidano passo passo nell’organizzazione di una serata di successo.